Lettori fissi

domenica 22 maggio 2011

GIOVANI DEMOCRATICI… TRA SCUOLA E COSTITUZIONE


Aprile è stato il mese della rinascita.

Il 9, Silvia Costa, parlamentare europeo del Pd e Antonio Cucinella, responsabile scuola della CGIL sono stati ospiti dei Giovani Democratici al cineatro “Il Piccolissimo” per parlare di scuola. 20 giorni dopo, invece, si è tenuto un importante dibattito sulla Costituzione con Ugo Mancini, dell’A.N.P.I. e Marcella Impoco dell’associazione “Giovani per la Costituzione”.

La scuola è l’unico mezzo per far uscire il paese della crisi in cui siamo ed è anche il luogo dove i ragazzi vengono abituati a pensare con la propria testa. Questo fa paura alla nostra classe politica, fa paura al Presidente del Consiglio, ecco perché piano piano la stanno smantellando. Abbiamo voluto, con questa iniziativa, ribadire l’importanza che noi attribuiamo a questo “organo costituzionale” come lo chiamava Piero Calamandrei. Vogliamo conoscerne i problemi, per trasmettere, a chi di dovere, le istanze di chi vive dentro la scuola.

In questi ultimissimi giorni, il governo sta cercando di stravolgere la nostra Costituzione. Leggiamo sui giornali che vengono presentati disegni di legge per abrogare la XII disposizione finale, si vuole modificare l’art. 136, l’art. 1, per non parlare della riforma costituzionale della giustizia. Spesso si sente dire che è una Costituzione vecchia e inattuale. Ma è veramente così? No e il dibattito del 29 ce lo ha dimostrato. Basterebbe applicare le norme lì presenti per far diventare questo paese veramente moderno e civile. Non è questo quello che interessa al Premier e di conseguenza la Costituzione è solo un impiccio.

Nel bel mezzo della campagna elettorale per le amministrative, i Gd hanno parlato di due temi di interesse generale, che in questi ultimi anni sono costantemente sotto attacco dal nostro governo.
L’obiettivo è difendere i principi di libertà e democrazia sanciti nella nostra Costituzione, che si concretizzano ogni giorno nella nostra scuola pubblica.
A farlo dobbiamo essere tutti, insieme.
domenica 20 marzo 2011

Libertà di popolo



Il 17 marzo 1861 il primo parlamento nazionale proclamava l’unità d’Italia. Dopo 40 anni di tentativi i padri della nostra nazione avevano raggiunto il desiderio tanto agognato: l’unità.

Certo, fu una strada difficile ed impegnativa. Non era un processo che poteva concludersi con una, seppure solenne, proclamazione. E le difficoltà maggiori dovevano ancora tutte venire. Così Camillo Benso conte di Cavour, uno dei padri della nazione, che con la sua diplomazia porterà alla nascita dello stato unitario, scriveva: “Il mio compito è più complesso e faticoso che in passato. Fare l’Italia, fondere assieme gli elementi che la compongono, accordare Nord e Sud, tutto questo presenta le stesse difficoltà di una guerra con l’Austria e la lotta con Roma”.

L’unità comunque fu un traguardo importante perché concretizzava l’ideale di “libertà di popolo”. La persona poteva aspirare a non essere più un suddito, ma cittadino, immaginando lo Stato al proprio servizio, finalmente impegnato a garantire benessere e felicità per fare in modo che ciascuno potesse realizzare la propria intelligenza ed esprimere quindi la propria umanità.

Ma il concetto di libertà che si delineava nel Risorgimento era ancora incompleto. Perché ci si riferiva alla libertà di un popolo soprattutto rispetto all’oppressore straniero. In realtà un popolo non può considerarsi libero se viene costantemente mortificata la dignità delle persone. Cosa completava, allora, questo concetto di libertà?

Pisacane scrisse “ma oltre la nazionalità, essa per non dirsi una menzogna, una derisione, richiede un’altra condizione, per molto tempo ignorata, ora ad arte disconosciuta, l’uguaglianza”.

Solo dopo anni di dittatura, dopo anni di guerre, si affermava nel 1948 il principio di uguaglianza nella nostra Costituzione:


Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.

È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese” (art.3).


Un articolo importante perché tutela il valore delle differenza e promuove processi di emancipazione sociale. E la nostra Costituzione non esprime solo un’uguaglianza o una libertà solo astratta, sul piano giuridico, ma delinea il ruolo che lo Stato deve avere concretamente per garantire questi principi.

Insomma, un processo lungo, quello di unificazione, che si accompagna indissolubilmente a quello di libertà.

Non tutto è stato positivo, comunque. L’unità portò ad una unificazione politica, ma ancora adesso è ben lungi dal divenire quella sociale. Basti pensare al rapporto del Censis che definisce la società italiana “mucillagine” che sta a significare “un insieme di singoli organismi elementari che vivono uno accanto all’altro senza processi di reciproca integrazione”. L’egoismo domina il nostro tempo. Sta ad ognuno di noi decidere di recuperare quei valori di solidarietà e fratellanza che hanno caratterizzato il Risorgimento e il periodo a seguito delle due guerre mondiali.







martedì 14 dicembre 2010

Utopia


Le compere natalizie di Berlusconi si sono rivelate molto utili. La mozione di sfiducia non ha sortito gli effetti desiderati dalle opposizioni. L’unica cosa che si è constatata è che c’è un governo traballante.

Non è ancora dato sapere cosa succederà. E forse sarebbe presuntuoso azzardare previsioni. Chissà! La campagna acquisti per allargare la maggioranza è già iniziata, ma non si sa ancora a cosa condurrà. Forse ci terremo questo governo allargato a Casini sino a fine legislatura, forse invece il Pdl e la Lega non riusciranno a far entrare nessuna forza politica all’interno della maggioranza. A quel punto governare (anche se non ci pare l’abbiano mai fatto) sarà veramente impossibile: l’anno nuovo ci porterà le dimissioni dell’Esecutivo per andare al voto?

Sono stati giorni infuocati e continueranno ad esserlo. Ma non solo per la questione fiducia/sfiducia del governo: le piazze di molte città italiane, a partire dalla Capitale, sono state invase da migliaia di studenti. È bene non relegare queste proteste in secondo piano. C’è un paese insofferente, stanco del lento logoramento in cui è immerso, che si sta risvegliando.

E ha bisogno di sostegno.

Ci si aspettava un rapido fine-Berlusconi. Non è stato così, ma la partita rimane aperta e le opposizioni (ci riferiamo in particolare al Pd) devono essere in grado di cogliere l’attimo.

Non dimentichiamo che, in certa misura, la responsabilità di questa stasi in cui si trova l’Italia, è dovuta alla mancanza di un’opposizione cosciente del fenomeno, quello berlusconiano, che aveva davanti. Non è stata in grado, una quindicina d’anni fa, di dire “Stop!”.

Ora, che ha iniziato a dirlo con forza e senza più remore, non ha più credibilità.

Cosa fare dunque? Non pretendiamo di avere la soluzione ad un problema così grave.

Crediamo che, se la parte sana del Paese decidesse di essere protagonista della politica e non solo passiva spettatrice che commenta, allora l’opposizione sarebbe stimolata a fare di più e a fare meglio.

Forse è solo un’utopia.

A rigor di logica, però, dovrebbe funzionare così.
lunedì 6 settembre 2010

“BRODO PRONTO” FINI



Dallo stalinismo berlusconiano (!) all’ attacco contro Gheddafi; dall’ ennesimo sbandieramento dei giovani alla difesa della legalità; dall’ attacco contro i giornali-telegiornali a “fotocopia della comanda del PdL” alla difesa della scuola.

Il discorso di Fini è un ottimo esempio di come si vende un prodotto, uno splendido trattato di sociologia: parte bene e finisce benissimo. Perché in fondo la gente si ricorda soprattutto l’ inizio e la fine di ogni discorso.

In mezzo però c’è un gran brodo.


Fini parte benissimo, attacca Berlusconi e la sua concezione di partito, attacca i tagli indiscriminati operati da Tremonti, attacca Gheddafi, attacca Bossi e l’ inesistente Padania, difende gli immigrati (!) e i magistrati e inneggia al rispetto delle istituzioni. Tutto sacrosanto.

Dopo i primi minuti in effetti il discorso di Fini sembra essere il discorso mai pronunciato dalle opposizioni. Ma ecco che i minuti passano e ci troviamo in mezzo al brodo di cui scrivevo prima, un brodo fatto di contraddizioni, populismo ma anche fatto di proposte interessanti.

Se da un lato Berlusconi ha un metodo “stalinista” dall’ altro Fini garantisce il termine naturale della legislatura (!). Ecco poi Fini proporre un nuovo concetto di “federalismo” che vada a vantaggio di tutti e non solo del nord, che può essere anche una proposta da prendere in considerazione. Ed eccolo parlare a favore di un Lodo che sospenda i processi al premier (!!) ma senza leggi ad personam che danneggiano la comunità (!!!), ma allora non ha senso quello che dirà poco dopo Fini quando parlerà di una “legge uguale per tutti che tuteli i più deboli”. Auspica una nuova legge elettorale (anche se quella attuale l’ha votata anche lui), sbandiera il solito jingle “diamo spazio ai giovani – che bello vedere tanti giovani – i giovani sono il nostro futuro”.


Ed ecco il gran finale: Fini vuole un Italia con “politici come veri servitori dello stato”, attacca ancora, incita la folla infarcendola di tante belle promesse e illusioni: “riforme”, “destra sociale”, “destra che mette fianco a fianco lavoratori e imprenditori”, coerenza del neonato FLI, ma soprattutto le “riforme coraggiose” da fare ora, subito, adesso per migliorare la politica e la nazione.


Insomma, un discorso da 6 che si salva solo per l’attacco e per la fine di un gran concerto, suonato però da musicisti senza strumenti…


giovedì 17 giugno 2010

NO ALLA LEGGE BAVAGLIO!!!

Il 20 Giugno,i GD andranno in piazza per manifestare il loro dissenso contro una legge ingiusta che limita la libertà di informazione e di informare.Vi aspettiamo dalle ore 10 in P.zza della Pace.


vi aspettiamo!!!!


































giovedì 3 giugno 2010

2 Giugno. Festa di cosa?

Il 2 giugno del 1946, gli italiani scelgono la repubblica alla monarchia. Con questa scelta spazzano definitivamente il fascismo a favore di una Costituzione democratica.

Una Costituzione completa e perfetta la nostra, che si basa sull’equilibrio dei poteri governativi e sul completo sviluppo dell’ individuo umano: dalla personalità alle libertà fondamentali.

E mentre oggi (2 giugno nda) Napolitano parla di “Costituzione come forza propulsiva”, i leader della Lega pensavano bene di “disertare” la Festa (ma si possono comprendere, loro stanno solo nel nostro Parlamento, non sono di questa nazione), ma altri strani fenomeni si verificavano nella Penisola.


I GD riuniti per la giornata del 2 Giugno.


A Varese per esempio si è decisa di fare una Festa della Repubblica sui generis senza inno italiano, ma con l’esecuzione de La Gatta di Gino Paoli; come si dice: paese che vai, usanze che trovi.

Persino noi a Ciampino abbiamo avuto una anche divertente Festa della Repubblica.

Divertente perché prima della cerimonia si è pensato bene che come soundcheck la canzone del Principe Emanuele Filiberto di Savoia (un reale di quella famiglia mandata in esilio proprio con la votazione del 2 giugno!), cioè “Italia Amore Mio”, potesse proprio fare al caso opportuno.

Niente di meglio di un Savoia che canta il suo amore per l’ Italia dopo aver cercato di ottenere dallo Stato risarcimenti miliardari (parlo sempre di euro).

Ma è stata una buona occasione per noi Giovani Democratici scendere in piazza nuovamente per riproporre la lettura della nostra Costituzione, stavolta in compagnia del Partito Socialista e con l’appoggio dell’ Italia dei Valori (anche se impegnati loro nella raccolta firme referendarie per l’acqua pubblica).

Una Costituzione che con questo Governo rischia di diventare presto un souvenir, ed è un peccato che vi sia stata un po’ di “preoccupazione” da parte della cittadinanza ne

l prendere questo singolare omaggio, a breve potrebbe diventare un pezzo pregiato per collezionisti!

Chissà, magari leggendola un giorno, capiremo veramente cosa ci siamo persi…


L'unione fa la forza”

martedì 27 aprile 2010

Quando il 25 Aprile permette di festeggiare il Fascismo.


Doveva essere la festa della Liberazione, la Festa per non dimenticare il sacrificio di quanti per il bene del nostro Paese sono riusciti a liberarci, insieme agli altri Alleati, dal cancro della Dittatura,
che per tanti anni ha consumato ed esaurito intere generazioni.

Doveva essere la Festa del Ricordo. È diventata la Festa del Fascismo.
Fascismo sì.
Perché quando un manipolo di idioti (perché solo così si può definire) riesce a togliere la parola al Presidente dell’ ANPI, e ad altri esponenti politici, con la forza e la violenza, facendo sospendere una cerimonia commemorativa (cosa mai successa da quando il 25 Aprile è diventata Festa Nazionale), solo fascismo si può chiamare.

Le contestazioni alla Polverini “non sei il mio presidente!”, il lancio di uova e ortaggi durante la cerimonia del 25 Aprile non saranno altro che altre armi date in mano alla PDL, oltre ad essere un gesto di inaudita imbecillità e maleducazione.

La Polverini si può contestare, ma bisogna essere intelligenti ad individuare i contesti per poterlo fare…e ieri non era assolutamente il contesto ideale.

Immaginatevi ora le reazioni su tutti i telegiornali e alcuni giornali, le dichiarazioni dei membri della PDL che urleranno di come ancora una volta il Partito dell’ Odio ha rovinato una Festa di tutti, di come la Polverini è stata vittima di violenze verbali e di aggressione da parte di ortaggi comunisti, di come sarà necessario ampliare i poteri della polizia in occasioni come queste.

Ma soprattutto, ringraziamo questi imbecilli perché sono riusciti a snaturare il significato del 25 Aprile dando alla PDL un nuovo slancio pubblicitario.